Nel nostro viaggio per scoprire “le origini del Cosplay” in Italia, vi portiamo a scoprire la passione e l’impegno di Matteo, alias Gx Cosplay, un cosplayer dal 1999 tra gli organizzatori delle gare delle primissime fiere della Fumettopoli, (ma resta umile ): dopo una pausa durata cinque anni, dal 2006 è tornato a questo meraviglioso hobby. La sua prima esperienza nel neonato mondo cosplay è stata in una sorta di “festival otaku” organizzato da un paio di amici conosciuti online alcuni mesi prima, nel 1998, casualmente a Carnevale. Il primo costume è stato appunto Mousse, realizzato quasi del tutto da una zia sarta, a cui sono poi stati aggiunti alcuni accessori e dettagli. Il suo nickname originale, fu scelto proprio per omaggiare un personaggio di Ranma 1/2 di Rumiko Takahashi, Mousse, innamorato non corrisposto della bella Shan-pu. Matteo, oltre a essere una “pietra miliare” nel cosplay italiano è anche un creativo a 360° con alle spalle anni di scrittura creativa sia di racconti che di fanfic molto interessanti.
Come hai vissuto, in prima persona, la “nascita del cosplay” in Italia?
All’epoca, fine anni ’90, si trattava di poco più di un passatempo un po’ insolito per divertirsi con gli amici. Non c’era nemmeno, se non nelle fiere “importanti” tipo Lucca Comics o Cartoomics, l’idea di qualcosa di organizzato e le “gare” erano più che altro un’occasione per trovarsi tutti insieme, chi voleva in costume.
Facevi parte delle community / associazioni storiche del cosplay? se si quale?
Fece parte di una piccola community chiamata Indy-Co fondata da un’amica per organizzare le sfilate cosplay alla Fumettopoli, nei primi anni 2000, la gara aveva come premio l’ambitissimo vaso di Nutella da 3 kg. Di lì a poco è natta A.Na.Co. che però non frequentò mai, pur conoscendo molti, se non tutti gli iscritti al forum.
A quali eventi “hai dato vita” nella tua carriera storica nel Cosplay italiano?
Organizzò con un gruppo di amici le gare di cosplay della Fumettopoli, metà anni 2000, più una gara di cosplay ad Immaginaria a Palazzo delle Stelline a Milano. In seguito fu tra gli ideatori e organizzatori del Rumicon, la prima “fiera otaku” autoprodotta e gratutita, con annessa gara di cosplay, iniziata ad Arese (MI) e poi approdata a Reggio Emilia.
Oggi, prendi parte a tanti eventi? Se “si”, quale di questi preferisci?
Sfortunatamente a volte bisogna sacrificare un po’ le proprie passioni, ultimamente mi capita di partecipare solo alle fiere, nemmeno tutte, nei dintorni di Milano.
Quali cosplay hai realizzato fino ad ora?
Totalmente in disordine: Mousse (Ranma 1/2), Mendo (Lamù), Spike Spiegel (Cowboy Bebop), Gourry Gabriev (Slayers), Inuyasha, Nabeshin (Excel Saga), Daisuke Jigen (Lupin III), tre o quattro cosplay originali ispirati al fantasy ed a D&D, Chat Noir e Adrien (Miraculous Ladybug).
A quale cosplay che hai realizzato sei più legata/a?
Sembra strano, Mousse, il mio primo cosplay, perché gli ha fatto conoscere questa passione, e Chat Noir, l’ultimo, con la soddisfazione di trovare bambini e altri cosplayer che ti chiedono di fare foto insieme, perché il tuo impegno viene notato e apprezzato.
Per quanto riguarda i vestiti e gli accessori, preferisci crearli o acquistarli?
Entrambe le cose. Non è molto abile a cucire ma piuttosto bravo col cuoio (la sua seconda passione è il LARP)
Secondo te come si diventa dei bravi Cosplayer? Ci sono persone nel settore o anche modelli a cui ti sei ispirato/a?
Non pensa che esista un “bravo cosplayer”. L’importante è divertirsi interpretando i propri personaggi preferiti, senza però limitarsi ad indossarne i panni o usare il cosplay come pretesto per sconfinare in altri tipi di espressione più o meno artistica.
Ultimamente si parla molto degli original, secondo alcuni snaturano il senso del cosplay, tu come la pensi?
Dipende: se l’original è un pretesto per fare foto sexy, come capita di vedere spesso, non penso si possa definire cosplay ma banalmente “foto sexy”. Certo anche se il personaggio è “originale” può essere interpretato, ma deve avere una “vita”, non basta indossare un vestito per “interpretarlo”.
Basandoti sulle tue esperienze, si può parlare oggi di “Industria” legata ai Cosplay?
Assolutamente si, specie in Oriente ci sono intere industrie che creano costumi per i coslpayer (molto spesso senza licenza). Si è ampliata molto la platea dei cosplayer rimangono sempre pochi, ma sono tantissimi rispetto solo a 10 anni fa e quindi si è fatto il “salto” dalla cosa amatoriale alla cosa più industriale, per così dire.
Come si “connette” la tua creatività Cosplay nella tua vita sociale, privata e professionale?
Ho parecchi amici cosplayer, ma la mia professione non è legata al cosplay. Forse l’hobby della fotografia, ma l’avevo già prima di conoscere il cosplay.
Non trovi stressante a volte, o quanto meno ti è mai capitato, di imbatterti in persone che ti criticano per il modo in cui fai Cosplay?
Sì, è capitato. Alcuni erano anche cosplayer, e quelli che si prendevano “troppo sul serio” mi hanno fatto prendere una pausa da quest’hobby. Di solito controbatto alle critiche ma poi lascio perdere subito.
Secondo te che impatto hanno avuto i social network e dello streaming nella diffusione del cosplay?
Hanno contribuito a far conoscere il cosplay ma, creando visibilità, hanno esagerato la tendenza al protagonismo di alcune persone che già l’avevano e col cosplay è semplicemente esplosa. Spesso noto che c’è un po’ una ricerca del follow e del like a tutti i costi, arrivando anche a delle “guerre” tra “tifosi” di questo o quel cosplayer e spesso a discapito della qualità, puntando alla quantità di scatti e personaggi che si mettono online.
Come esprimi oggi la tua creatività? Sei ancora un/a cosplayer o ti sei dedica/o ad altre espressioni artistiche?
Dopo quindici anni di LARP, faccio cosplay a tempo molto perso adesso, sono passato al live streaming su twitch e ai video su youtube. Ah sì e a scrivere fanfic.
Hai qualche aneddoto particolare che ti è successo in ambito cosplay che vuoi raccontarci?
In realtà ce ne sono due, uno del 2002 ed uno del 2019. Cominciamo dal primo: Milano, Fumettopoli in un hotel in piena periferia. Arrivo con la macchina, parcheggio lungo un viale, indosso il cosplay di Inuyasha, prendo Tessaiga tirandola fuori a fatica dal bagagliaio, lo chiudo. Infilo portafogli e cellulare (cellulare… all’epoca un mattone) nello zaino e mentre lo prendo urto lo sportello della macchina.
Lo sportello si chiude. Con la sicura. E le chiavi all’interno. Venti minuti dopo un incredulo addetto del soccorso stradale mi scassina la macchina per permettermi di riprendere le chiavi ed entrare finalmente in fiera…
Quello recente. Piccola fiera vicino a Pavia, non ci ero mai andato, ma visto che era vicino, parto di casa in cosplay. Adrien di Miraculous (meno male che non ho fatto Chat Noir). Arrivo sul posto e non vedo quasi nessuno al palazzetto dello sport dove doveva essere la fiera, chiedo a due passanti, scopro che il posto è giusto. Poi guardo sui social se c’erano notizie sulla fiera e scopro che l’hanno rinviata. Ho fatto assolutamente finta di nulla quando i due mi han guardato malissimo.
Ci sono dei consigli che vuoi dare a coloro che vogliono provare a fare il Cosplayer?
Divertitevi, prendete il cosplay per una specie di gioco (che è il modo in cui è nato) non cercate il like, la notorietà. Difficilmente diventerete famosi e rischiate pesanti delusioni. Se poi riuscite a farlo diventare un lavoro e una fonte di reddito, meglio, ma nel momento in cui succede, difficilmente vi divertirete come prima.
Per approfondire il talento di Matteo vi consigliamo di visitare il suo “incubatore” di link di profili e pagine dove ha postato la sua creatività all’indirizzo: linktr.ee/matbog; oppure la sua ricca pagina Instagram: .instagram.com/gx_cosplay/
L’articolo Matteo, Mousse – Gx Cosplay, uno dei primissimi cosplayer italiani proviene da CorriereNerd.it.
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